questa non è una storia sbagliata 23.05.2008

Prima seduti di fronte, poi di fianco. 
C’era troppa distanza e anche se guardarla era un piacere ,al lato c’era più intimità.
Una serata programmata il giorno prima e il mio invito accettato,con entusiasmo e un pò di sorpresa ,mi ha regalato uno di quei momenti che si lasciano vivere con quella beatitudine che solo persone speciali possono rendere reali.
Abbiamo diviso una pizza ,che intorno solo coca cola e heineken potevano primeggiare.
Il gusto l’ha scelto lei, (credo fosse quella che detesto di più,o quasi).
Ma ,come e quando mai avrei potuto solo pensare lontanamente di discutere quella scelta?
Non ci sono molte occasioni del genere che mi vedono protagonista,e quella di ieri sera era una di quelle che terrò cara,almeno qua e nei ricordi,specie il gelato al mare, con la moto.
C’era un bel vento , carezzava con garbo i suoi capelli che ,ribelli ,sfuggivano dal suo casco, ripassando profumati sul mio viso occhialuto e per niente infastidito come pennellate del più sapiente dei pittori.
kinder e nutella, per gradire…
Era tardissimo , quasi le 22 e 30, e una corsa a notte fonda per il litorale , con addosso un ” brutto il mare nero però!.

la frase:” evidentemente non hanno capito” 20.05.2008

che poi davvero si, non me ne frega granché dei giudizi delle persone
se uno giudica è perché la sente come necessità
e che non discuterei ,mai e poi mai
il tempo viene ucciso in miliardi di modi, tutti efficienti,visto che passa
io stesso lo faccio cosi spesso.
Una presa di posizione prescinde una degna analisi
o perlomeno un’analisi…
spero semmai nell’onestà prima che in una benevolenza asettica
ci sono giudizi e considerazioni silenziose che scuotono più di altre urlate
e io, che noto se non soffro certi pareri ,cerco di svincolare
astuto o cretino,non m’importa come appaio
se mi ci metto ,perdo piacere.

certi ,i giudici poi lo fanno per mestiere 
e beh ,si allora si che mi frega ,o che mi potrebbe fregare 
o assolvere.
ma si sa, assolvere è arduo e costa fatica
condannare , o semplicemente rabbrividire e sputare al lato è un attimo
so, per esperienza che la giustizia funziona e se anche quella divina ci somiglia allora mi preoccupo un pò
spero valga la differenza tra le buone e le cattive azioni
dove conto di discutere e cambiare la luce delle cattive secondo regole non scritte o supposte
se ne avrò la possibilità.
non sarebbe seminfermità,ma piuttosto ignoranza
e che non sia contemplata dai nostri codici è per tagliar corto.

PICCOLA ANONIMA CONSIDERAZIONE:
L’assenza di giudizi è l’assenza di uno spirito critico. Allora meglio che ci siano. 
20/05/2008 ora: 23:39

il corso naturale delle cose 18.05.2008

Una domenica che poteva cominciare in mille modi ,tutti più o meno prevedibili e come per magia mi ritrovo in un fiume di parole che non poteva che trasportarmi, tronco inerte ,verso un mare ancora più impetuoso e affascinante.

Ricordo la prima definizione dei rapporti virtuali, la prima con cui mi confrontai quando iniziai questo nuovo sentiero elettrico ,e la “maschera” era il prologo ,il corpo e l’epilogo di ogni identità che si dicesse tale.

Sono convinto da tempo ormai che questo mondo, fatto di corrente e luce è, semplicemente ,un’altra possibilità, un altra vita con un solo tempo a disposizione,dove ci ho messo, timidamente, qualche volta, superbamente qualche altra, e discutibilmente un’altra volta ancora ,del mio, del personalissimo io,ma che alla fine mostra per le linee più rilevanti una personalità ,magari cangiante,magari confusa,magari piacevole,ma sempre reale.

Esiste l’indole che predomina su ogni preconcetto, o forma mentis ,che fa dell ‘individuo un individuo.

La stessa che si presenta quando stai zitto,o quando parli ,quella che fa le tue veci quando vuoi e quando non vuoi,che fa della volontà ,un ridicolo zerbino con sopra scritto “eufemismo” .

Le persone ,nella complessità che possono dimostrare ,restano la prima risorsa vitale di ogni esistenza e nessuno può fare della solitudine un bel racconto perché sarebbe una favola /menzogna da raccontare coi sorrisi a denti stretti,una delle peggiori a cui nessuno ,men che meno un bambino potrebbe credere.

Nel post precedente c’ era questo :”… oppure nei mondi di parole e pensieri che si mostrano aldiquà con la purezza di chi va in giro nudo facendo dei vestiti una pessima abitudine.” 

Perché non ci sono vestiti che tengano qua, e da tempo,e ormai , non ci provo più a travestirmi da pagliaccio perché anche il naso finto rosso cadrebbe nel passaggio dalla mente al web.

Cerco una timida e naturale difesa tra i concetti e termini un po’ inusuali ma limitatamente a quanto l’italiano,come lingua, possa permettere ,perché so bene che il senso di un post è spesso una sensazione.

Un risultato lo si può cercare nella musicalità delle parole che inseguendosi possono dar vita ad una melodia,ad una sensazione appunto,ma nulla di ricercato,perché farlo significherebbe “avvelenare” la genuinità di pensieri in libertà,di cui potrei fare a meno come si potrebbe fare a meno di comprare un gelato una mattina di maggio nel pieno di una passeggiata sul lungo mare .

Ci sono persone che non si sono mai viste,e dopo anni si possono scoprire e riscoprire ,e piacersi anche o anche no,ma una telefonata ,una mail o questo post di oggi ,resta sempre una parola , una sola parola sopra gli spigoli dell’indifferenza,che farà innalzare,seppur di un solo millesimo di millimetro il livello del mare in cui si è immersi ,in cui ,fusi conserviamo quella specialità della pelle e degli occhi che si divincolano senza fatica da ogni stereotipo.

La stessa che permette sincronie di sguardi e “coincidenze” che lo stupore soffoca tra le migliori meraviglie che un incrocio può generare.

Un accostamento che può nascere all’inizio di una frase e finire con il punto alla fine,ma che la scia di un ringraziamento per un regalo cosi inatteso e sublime disegna l’arco sotto cui stendere un pezzo di vita.

E ,con attorno la bellezza di un giorno sempre all’inizio, chiudi gli occhi sperando che arrivi la sera per dirti e dire ,senza l’abitudine di un augurio della mattina:”… buongiorno”.

quando ampliare è anche completare …

Daniel ,che c ‘ha casa qua….http://beneath-myself-daniel.blogspot.com/ :

Sì sì, quello che dici.. va alla radice di quello che è un rapporto virtuale… e sì, è un evluzione del discorso sull’abbraccio virtuale o meno che hai lasciato appeso tra i miei rovi… E condivido in modo quasi totale… perché sì, il senso di un post è spesso una sensazione.. e questo me ne ha lasciato una buona… una sensazione di “giusto”.. non so come definirla. Un abbraccio senza specifiche! 

sarik, che c’ha casa qua…http://bricioledivita.blog.excite.it/ …

Quando ti trovi a confrontarti con queste altre vite c’è comunque una parte di te in ogni vita, e talvolta escono fuori cose di te che non ti piacciono, e ti fanno star male, ma devi accttare che c’è anche del peggio dentro di te… io lo considero un mettersi alla prova, un’acquisire consapevolezza di sè. 
Penso però che c’è anche chi, in queste vite, continua a passare da una maschera all’altra per paura di venire fuori, e ora credo anche di sapere perchè: per cercar di riempire un vuoto creato dalla solitudine interiore. 
Strano, provo pena…! 
Buona domenica gerà! che un “buongiorno” può anche essere considerato un modo banale per iniziare, ma io credo che tutto sta nel come lo si dica! 😉

Mdudu, che c ‘ha casa qua…http://uscitt.blog.excite.it/…

“Il senso di un post è spesso una sensazione.”
Ecco il succo. Quotato in pieno e…buongiorno 😀

Irene ,che c’ ha casa qua…http://ceneredirose.splinder.com/..

credo di aver letto e riletto questo post almeno 8 volte. e mi ci sono ritrovata ogni volta di più, io, creatura reale in un mondo virtuale che mi ha dato tutto e tolto altrettanto. anzi, forse ancora di più. ma sto qua, e non posso fare a meno di aprirmi in un sorriso. per quel naso rosso che scivola, per quel buongiorno al mattino… un bacio, irene

Noalys, che c’ha casa qua…http://noalys.myblog.it/…

“nessuno può fare della solitudine un bel racconto” … Io amo la solitudine, la mia… Ma un racconto ha bisogno di personaggi… 😉

Fabioletterario ,che c ‘ha casa qua…www.fabioletterario.blog.kataweb.it

Io ribadisco la necessità della sensazione, e non mi pare un concetto secondario…

Carmèn ,che c’ ha casa qua…http://carmen.blog.tiscali.it/..

Virtuale è solo lo strumento per mezzo del quale tante vite comunicano…il peggio,il meglio,semplicemente noi stessi per come siamo…sì, delle volte per come vorremmo apparire,ma alla fine,esce quello che siamo…attraverso gli occhi che sanno leggere,cogliere e accogliere chi c’è dall’atra parte. Questo mondo mi ha dato tanto,più di quello che mi aspettassi…mi ha fatto gioire e soffrire,ma mi ha arricchito sicuramente. Rimango cmq dell’idea che per due occhi negli occhi,una voce,una stretta di mano ed un caffè ad un tavolino di un bar sul mare…non c’è oro a pagare!Una volta,avrei preso anche un aereo per vedere quegli occhi…

e Valentina, che non c’ha una casa ,ma sono convinto la terrebbe su con mura rosso passione.

Buongiorno:) Siamo di pomeriggio,eh:)

traparentesi,che c’ha casa qua…http://traparentesi.myblog.it/

Io penso che le persone, qui come altrove. siano scrittura. Dimmi come scrivi e ti dirò chi sei. Un abbraccio @MA

quante vite avrei voluto e. ruggeri

Non credo nei ciao ciao ,e spesso me li hanno dipinti sul parabrezza della macchina cosicché non me ne scordassi.

Costa cosi poco poi un giro dall’autolavaggio preferito che dentro lascia uno schifo ,ogni volta, e io che mi lamento,ma mi dice” è un ragazzo,lascia stare”..e lascio stare.

Certo non mi scordo i sorrisi dietro,ne i dubbi che mi hanno tirato su…

cosi tanti da non credere mai completamente che fossero ciao ciao ,ma questo credo s’accodi sapiente a questioni prima di comodo e poi di rilievo.

Ma mentre tutto succede mi porto altrove,al mare, al bar oppure nei mondi di parole e pensieri che si mostrano aldiqua con la purezza di chi va in giro nudo facendo dei vestiti una pessima abitudine.

Cosi ,non rimettendoci che un altro pezzo di anima ,mi rigiro come un vecchio calzino che si fa prima a cambiarlo anziché rattopparlo,ma rigirandolo si cura da dentro,e non si vede.

Perché rattoppare lascia cuciture come cicatrici,e la gente poi si spaventa vedendole e attribuendole a giri di ruota senza cinture e con gli incidenti calcolati per metà.

Di tante vite dovrebbe durare un’intera vita, perché essenziale e freddo ,e si sa, il freddo tiene bene il tempo di corsa e caldo che si fa vivere agli stessi ritmi e che ti lascia sfinito ma non ti finisce,a quello ci penserà qualcun’altro.

probabilmente il 12 maggio 2008 11.05.2008

leggevo post in giro 
senza capire un’acca
chiederei scusa se non servisse ad offendere e a nient’altro
è che ho sonno
e sono le 19 di un giorno che mi aspettavo diverso
come mi aspettavo diverso domani
e domani sarà diverso da come lo aspettavo 
da come l’ho aspettato per un anno
per questo ho dormito
diversamente prima e dopo 
” alla cortese attenzione…”
uhh…..
che di cortese non m’è rimasto nulla in proposito
oltre il posto sbagliato al momento sbagliato 
mi stanno sulle palle gli atti dovuti 
e le frasi di circostanza.
illogicamente ,un eufemismo.

mestieri ( ultima parte,cosi mi tolgo il pensiero) 05.05.2008

Un paio di estati vendetti cianfrusaglie casalinghe al mercato ,e insomma, più che vendere mi veniva affidato l’onore e l’onere di scaricare e caricare tutta la roba in una macchina che ,non saprei come ,conteneva un’infinità di cose ,poi nel mezzo gridavo alle signore “ cose di casaaa,cose di casaaaa” che all’inizio mi sentivo ridicolo, dopo mi divertivo parecchio.
La pausa era una specie ingrassata di baguette da un chilo divisa per tre ,con la mortadella e il formaggio svizzero,gentilmente offerto dal titolare, e dalla signora ,che era sempre la, vicino alla cassetta di legno dei soldi,il registratore di cassa credo fosse in fase di invenzione.
Stavo bene con loro,mi pagavano onestamente, erano senza figli e con un bel pò di panza ciascuno.

L’ultimo lavoro semiserio era montare mobili,o perlomeno guardavo montare, ero il facchino di un’allegra compagnia di tre generazioni diverse.
Quello in mezzo prendeva scappellotti a raffica, a lui non perdonavano sbagli mentre io ero sottopagato ,per una stagione e un ragazzo ormai maggiorenne con le sigarette nel taschino della camicia che avrebbe ringhiato e detto vaffanculo con troppa facilità.
Quello in mezzo c’aveva i baffi, era piccolo ,silenzioso e credo prendesse qualche schiaffo pure a casa,la moglie veniva al negozio ogni tanto e non si limitava a dirgli le cose, gliele urlava.
Il vecchio vedeva tutto e si sentiva autorizzato ,per questo e per altro ,a farlo sentire al lavoro come a casa.
Diceva che cosi non prendeva vizi.

Fu l’anno ,o meglio gli anni delle bocciature a scuola, ben tre,questione ,prima di troppe assenze poi di condotta e infine credo una noia mortale.
Era che certi aprile o maggio o settembre, col mare a 4 chilometri,le vacanze a lavorare e una presunzione sulle mie capacità nel poter riprendere le lezioni perdute, non riuscivo proprio ad entrare in classe.
Ero l’unico maggiorenne di quella scuola che doveva farsi firmare le giustificazioni delle assenze dai genitori,dissero per il mio bene.
Solo che quando ero minorenne imitavo la firma dei miei alla perfezione,dopo i diciotto anni non feci altro che continuare.
Ma della scuola mi dirò più in la.

mestieri( parte seconda) 05.05.2008

Ogni estate un mestiere diverso, fu quello dopo il turno di un piastrellista e di un elettricista, non che ricordi tanto se non la sveglia presto la mattina e un unico turno di lavoro ,piuttosto noioso uno e pesante l’altro.
Ricordo che l’elettricista parlava da solo infilando i diversi fili nei tubi delle prese, diceva che cosi ricordava meglio , ma io, che non ho mai sopportato chi studia a voce alta, imparai a maneggiare le cose della corrente.Conservo,per questo, un buon ricordo,mentre del piastrellista non ricordo nulla se non che portavo carriole e carriole di infinite varietà di materiali edili ,e che mi spaccavo la schiena.

Dopo ci fu il lungo periodo del cameriere imparai a servire ai tavoli, ad apparecchiare per i grandi eventi, e a sentire i piedi gonfi di dolore durante e dopo matrimoni.,che non finivano mai.(intendo la cerimonia).
Sempre ragazzino mi affidavano i compiti più pesanti, e sinceramente non mi spiegavo perché visto che ci mettevo il doppio del tempo.
Ma si sa, il datore di lavoro si identifica più con una ricca carogna che con un povero altruista.continua…

mestieri ( parte prima) 04.05.2008

Avevo poco più di 11 anni, un’estate calda come non ricordo più ,pulivo arnesi e spazzavo un pavimento di cemento ruvido di un ‘officina meccanica,era talmente ruvido che la scopa sbuffava polvere ovunque…
Dopo due sole settimane mi dice:” va a casa, se ho bisogno ti chiamo”.
Cosi finiva anche quel periodo tra l’acciaio delle chiavi di un meccanico di cui ho scordato il nome ma che ricordo si ficcava nelle auto anima e corpo, lasciando fuori piedi o culo di un resto ossuto e silenzioso.

Estate 1982, ricominciai a lavorare, avevo 13 anni,allora non erano mesi di vacanza ,erano mesi senza scuola,che non era la stessa cosa.
Ricordo centomila lire a fine mese,la soddisfazione del mio datore/sfruttatore diciamo ,la stessa che probabilmente avrei dovuto dimostrargli o che magari desiderava ,ma più che grazie non riuscivo a dire, le mani erano piccole e rovinate, la benzina addosso resta per giorni dopo aver smesso,e le giornate con la pioggia erano come quelle con il sole ,sempre fuori e sempre in piedi.continua…

un giorno qualunque 02.05.2008

è che sto assistendo un po agli eventi degli altri
e che non è che sono proprio estranei
e non è che non mi riguardano
è che avrebbero dovuto riguardarmi
se non
ma i se e i ma sono rimpianti solo se ne sei responsabile
altrimenti è una vorticosa e rilevante frustrazione più indotta che autoalimentata
e io alimenterei il mio ego,piacere ,sporchi e meno scopi
come ,esattamente chiunque
essendo,come pensavo e dicevo nella media
perchè ci si può sentir dire di essere sbagliati
e accettarlo, o sorridere di rimando se appunto certe considerazioni
seppur realistiche sono accompagnate dal più benevolo dei sorrisi.
Cosi c’è il desiderio di restare tra la normalità ,di non risaltare 
perchè m ‘è capitato di risaltare tra il discutibile
o peggio,tra il discusso e dire tra me e me e pochi altri:
“figli di puttana!” 
pensando a soluzioni e vendette incassando il colpo
perchè l’unico pianto che sopporterei
sarebbe quello che anticipa la soluzione o la festeggia.

un minuto di calma 26.04.2008

Ci sono,e ci sono stati momenti incontenibili per la loro intensità e
altri odiosi per lo stesso motivo
che non ho potuto discernere non per una sapienza latente ,anzi
credo assente del tutto, ma non per questo mai oggetto di ricerca,
non ho avuto il modo d ‘imparare soluzioni per una pura questione di
tempistica.
Le soluzioni sono sempre altrove e quasi mai sbagliate, le mie sono
soggette al piacevole giogo dell’istinto che ferisce come stupisce , e
che non curo ,se non obbligato.
Certo niente di animalesco, è un’amplificazione indiscriminata di
libertà ,che adotto più o meno condiscendendo alle problematiche o
peggio alle controindicazioni del caso,o dei casi, perchè è
giornalmente che ci si trova a dover agire prima di aver il tempo di
pensare,e poi pensare raffredda e qualifica ogni atto meritevole di
attenzione,e ce ne sono di diversi e di dovuti se non di ricercati.
La differenza tra il piaciuto e il dovuto è direttamente proporzionale
alle possibilità accadute, intendendo queste le condizioni in cui ci
s’adatta o che si adattano per la più piacevole delle sopravivenze
che spesso s’accostano, per un’allegoria incosciente ed innata ad
esistenze che si s’insinuano clandestinamente tra i camerini delle
vite,pavoneggianti odiose ,dive di cartone in una realtà di terra e
bestie.
E’ la coscienza di tutto questo a rendere una discreta
consapevolezza, ostentata ,quasi mai risolutrice, come a voler
conoscere e riconoscere la facile e diffusa teoria
rimandando ai tempi morti l’effettiva pratica 
dimenticando volutamente che i tempi morti non permettono
agilità ne riscatti.